Psicologa Autismo psicologo Mestre

Sento e dimentico. Vedo e ricordo. Faccio e capisco.
(Proverbio cinese)

Autismo

Cos’è l’autismo

Mi piace usare una frase molto semplice per spiegare cos’è l’autismo: “vivono nel nostro mondo ma in un modo tutto loro”. Prima di tutto è importante parlare di Autismi e non di Autismo, questo perché ognuno di loro presenta peculiarità distinte che ne caratterizzano la sua unicità. Altrettanto importante definirlo nella sua specificità come viene riconosciuto dall’OMS (Organismo Mondiale della Sanità) cioè disturbo e non malattia. Questo implica prima di tutto che comprendere l’autismo significa comprendere che si ha di fronte un modello di funzionamento diverso e che non si parla di CURA ma di approccio globale psicoeducativo, in cui la conoscenza e l’accurata valutazione delle risorse e dei problemi del bambino assieme alle caratteristiche del suo ambiente di vita, forniscono la base necessaria a un trattamento che fa leva da una parte sulle possibilità di apprendere nuove abilità, dall’altra sulle possibilità dell’ambiente di modificarsi per adattarsi alle sue caratteristiche.

Nell’Autismo si parla di triade di compromissioni che coinvolgono la socializzazione, la comunicazione e il repertorio ristretto di interessi e attività. Possiamo distinguere Autismo a basso funzionamento in cui è presente anche ritardo mentale, e autismo ad alto funzionamento in cui le capacità cognitive sono mantenute.

Basi teoriche

Le Teorie cognitive ci forniscono la base per spiegare queste compromissioni e la possibilità di intervento.

  1. Teoria della Mente ( Baron-Cohen, Leslie & Frith, 1985, 1986): deficit nella capacità di attribuire stati mentali a sé e agli altri, nella capacità di riflettere sulle emozioni, sui desideri e credenze e comprendere il comportamento utilizzando tali indici.È necessario lavorare sul contatto oculare, sulla consapevolezza della presenza dell’altro, sull’attenzione condivisa.
  2. Teoria delle funzioni esecutive (Ozonoff, Pennington e Rogers,1991): deficit nella pianificazione e del controllo del comportamento come pianificare una sequenza di azioni, guidare con flessibilità le risorse attentive, inibire o posticipare una risposta. Da questo ne deriva un intervento che si ponga l’obiettivo di aumentare i tempi attentivi e di lavorare sulla rigidità ai cambiamenti e le stereotipie.
  3. Teoria della Coerenza Centrale (Frith, 1989): deficit nella capacità di integrare le informazioni provenienti da diversi canali in unità dotate di significato. Ne consegue un’elaborazione frammentata dell’esperienza, una polarizzazione esasperata sui dettagli e un’incapacità di tener conto delle informazioni contestuali. E’ importante promuovere attività per stimolare l’integrazione delle informazioni in un significato unitario e la creazione di un sistema di comunicazione adeguato e funzionale.

Autismo a basso funzionamento

I bambini e/o ragazzi a basso funzionamento sono facilmente sovraeccitati a livello sensoriale, altamente sensibili e stressati dall’ambiente e dai cambiamenti. Manifestano problemi comportamentali quando non conoscono che cosa li aspetta, dove devono recarsi, per quanto tempo dovranno dedicarsi ad un’attività. Spesso il linguaggio è assente e qualora vi fosse appare ecolalico, ripetitivo, con la tendenza a riproporre conversazioni.

Cosa propongo

Sulla base delle teorie sopra specificate, ritengo indispensabile utilizzare un insieme di metodologie volte allo sviluppo delle abilità compromesse, che si possono riassumere in quanto segue:

  1. Prevedibilità, strutturazione degli spazi, del tempo e dei compiti in base al modello di intervento TEACCH (Schopler et al, 1998)
  2. Utilizzo di supporti visivi e della CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa) come supporto al linguaggio recettivo ed espressivo
  3. Potenziamento di abilità di sviluppo risultate emergenti dalla valutazione iniziale, prediligendo l’acquisizione di abilità funzionali, “spendibili” in età adulta per la maggiore indipendenza possibile.
  4. Stimolare l’intersoggettività attraverso il gioco
  5. Tecniche cognitivo-comportamentali A.B.A.

Autismo ad alto funzionamento

I bambini e/o ragazzi ad alto funzionamento mostrano una inabilità a comprendere regole complesse di interazione sociale; sono ingenui, estremamente egocentrici, possono non amare il contatto fisico, non comprendono i giochi, ironie e metafore, hanno un uso monotono, innaturale del tono di voce; possono apparire “insensibili”, fraintendono i segnali, non sanno giudicare la distanza sociale, esibiscono abilità scarse nell’iniziare e nel sostenere una conversazione; hanno un discorso ben sviluppato ma povero su un piano comunicativo; non percepiscono che qualche volta gli altri possono mentire o imbrogliare.
Essi tendono a porre domande ripetitive su un argomento specifico e qualche volta rifiutano di imparare qualcosa al di fuori del loro limitato campo.

Cosa propongo

Per questi bambini/ragazzi propongo un trattamento volto a promuovere il riconoscimento e la percezione delle proprie emozioni, e a sviluppare la comprensione e l’attribuzione di emozioni nell’altro. Aumentare la capacità di integrare le informazioni, in modo che possa avere una comprensione più completa e adeguata degli eventi quotidiani, promuovendo comportamenti più adeguati e congruenti alla situazione. Migliorare la capacità di problem solving. Aumentare la capacità di tolleranza alla frustrazione. Potenziare lo sviluppo di abilità sociali specifiche, inizialmente rendendo visive le caratteristiche di ciascuna abilità e le componenti verbali e non verbali. Successivamente attraverso un apprendimento strutturato in 3 fasi: il modeling, che consiste nell’osservazione di un modello che emette il comportamento sociale, il role playing cioè la simulazione di un ruolo da parte del bambino/ragazzo e un feedback finale sul comportamento emesso così che possa sperimentare concretamente i comportamenti idonei.

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